La malattia non è stata un ostacolo: è stata la mia palestra segreta.
Molti pensano che ti tolga, che ti limiti, che ti spezzi.
In realtà ti forgia. Ti mette davanti a una scelta: arrenderti o trasformarti.
Io ho scelto la seconda strada.
Il dolore che altri vedono come una croce, io l’ho trasformato in benzina. È diventato disciplina, visione, rabbia incanalata nel fuoco giusto.
Ogni limite fisico è stato per me una lezione mentale. Ho imparato a lavorare con ciò che avevo, a non lamentarmi, a diventare stratega della mia stessa vita. La malattia mi ha insegnato a non aspettare permessi, a non dipendere da nessuno, a fidarmi solo della mia forza interiore.
E oggi, se riesco a reggere pressioni che spezzerebbero chiunque, è perché sono passato attraverso quel fuoco.
Non sono più vittima: sono il risultato dell'ennesima guerra vinta.
La malattia è stata il mio maestro più crudele ma anche il più fedele. Mi ha lasciato cicatrici, sì. Ma sono proprio quelle cicatrici a rendermi riconoscibile, invincibile, vero.