Sono un uomo transgender...
FtM, neurodivergente ADHD, e vivo con una diagnosi di sclerosi multipla che mi ha portato a un’invalidità al 100%. Scrivere queste parole non è facile, perché ciascuna di queste etichette porta con sé un mondo complesso fatto di sfide quotidiane, pregiudizi e battaglie personali. Ma scriverle è anche un atto di libertà: significa riconoscere la mia identità, la mia realtà e la mia forza.
Identità di genere: il percorso verso me stesso
La transizione non è solo un processo medico o sociale, ma un viaggio profondo dentro di sé. È la scelta di vivere in coerenza con ciò che si è sempre stati. Essere uomo transgender per me non è un “diventare qualcun altro”, ma finalmente togliermi una maschera che la società mi aveva imposto.
Il percorso non è mai semplice: tra burocrazia, giudizi esterni e ostacoli interiori, si impara a difendere ogni piccolo traguardo come una vittoria di libertà.
Neurodivergenza e ADHD: una mente che corre veloce
L’ADHD, spesso visto solo come un “disturbo”, per me è una parte fondamentale della mia identità neurodivergente. È una mente che corre, che salta, che brucia di idee e intuizioni. Certo, ci sono difficoltà nella concentrazione, nell’organizzazione, nella gestione della quotidianità. Ma c’è anche una ricchezza creativa, una sensibilità particolare che mi permette di percepire il mondo in modo diverso.
Essere neurodivergente non significa essere sbagliato, ma vivere con una chiave unica di interpretazione della realtà.
Vivere con la sclerosi multipla
La sclerosi multipla è una coinquilina indesiderata, silenziosa e molto invadente. Non chiede permesso e non si può ignorare. Avere un’invalidità al 100% cambia radicalmente il rapporto con il corpo, con il tempo e con la società.
Molti vedono solo la malattia, ma io voglio raccontare che dietro quella diagnosi c’è una persona con sogni, desideri e passioni. Certo, ci sono giorni difficili, di stanchezza e dolore, ma ci sono anche momenti di resilienza e di voglia di andare avanti nonostante tutto.
Incrocio di identità: vivere ai margini e al centro di me stesso
Essere transgender, neurodivergente e convivere con una disabilità cronica, significa spesso sentirsi ai margini. La società non è pronta ad accogliere pienamente queste realtà. Tuttavia, io ho imparato a vedere questo incrocio di identità come la mia forza. Ogni mia parte porta con sé una prospettiva unica: sulla vita, sull’inclusione, sull’empatia.
Il mio corpo e la mia mente sono complessi, ma raccontano una storia di resistenza e autenticità.
Perché scrivo
Scrivo per dare voce a chi si sente invisibile.
Scrivo per dire che esistiamo, che non siamo solo “diagnosi” o “categorie sociali”.
Siamo persone intere, con diritto alla dignità, all’amore e alla felicità.
Se anche solo una persona leggendo queste parole sentirà meno solitudine, allora la mia storia avrà avuto un senso.