Da Imprenditore a Leader: perché il caratteraccio non basta (e non serve cambiarlo)

Pubblicato il 24 agosto 2025 alle ore 10:25

Sono arrogante, presuntuoso, competitivo fino all’osso.

Sono pieno di me e non lo nego.

Questo è il mio carattere, questa è la mia corazza: l’ho costruita quando tutti mi facevano sentire meno, sbagliato, fuori posto.

E no, non ho nessuna intenzione di cambiare.

 

Ma qui c’è la verità: fare impresa e guidare persone sono due cose diverse.

Il caratteraccio può farmi vincere in una trattativa, può farmi resistere nei momenti di tempesta, può essere la mia firma in un mercato di cloni.

Ma per costruire qualcosa di grande – che non muore con me – serve altro.

 

Un imprenditore costruisce un’azienda.

Un leader costruisce persone.

 

E io, che vivo di ambizione, so che l’impresa più grande non è vendere, fatturare, scalare.

È riuscire a lasciare un segno nelle persone che scelgono di camminare al mio fianco.

Non si tratta di ammorbidire il mio carattere, ma di usarlo come leva.

La mia arroganza diventa autorità: non guido con i “forse”, guido con certezze.

La mia presunzione diventa visione: vedo strade che altri non vedono.

La mia competitività diventa garanzia: se io corro, tu impari a correre più veloce.

Il mio essere pieno di me diventa fede incrollabile: perché se non credo io in quello che facciamo, chi lo farà?

 

Guidare non significa piacere a tutti.

Guidare significa avere il coraggio di essere sé stessi, anche quando divide.

Non sono per tutti, e nemmeno voglio esserlo.

Sono per chi ha il coraggio di stare accanto a chi non chiede permesso.

 

Da imprenditore costruisco strutture.

Da leader costruisco persone.

 

E se pensi che il mio caratteraccio sia un limite, sappi che è stato proprio quello a portarmi fin qui.


Il resto, lo sto ancora costruendo.

Ivan Minervini