Ci sono momenti dell’anno in cui non ha senso fare bilanci.
Ha senso fare verità.
Il 30 dicembre non è una data simbolica per chiudere:
è una data reale per guardarsi senza filtri, quando il rumore è quasi spento e resti solo tu con quello che sei diventato.
Oggi so una cosa con chiarezza assoluta:
non sono la versione che il mondo voleva da me.
Sono la versione che ho scelto.
Per anni ho interpretato ruoli.
Ruoli comodi per gli altri, accettabili, spiegabili.
Ruoli che avevano senso sulla carta, nei discorsi, nelle aspettative altrui.
Ma non avevano senso dentro.
A un certo punto ho capito che crescere non significa “fare di più”.
Crescere significa togliere.
Togliere maschere.
Togliere giustificazioni.
Togliere il bisogno di essere capiti da tutti.
Chi sono adesso?
Sono una persona che:
- non chiede più permesso per essere intensa
- non abbassa la voce per risultare digeribile
- non costruisce per piacere, ma per restare vero
Ho scelto di essere responsabile di ciò che creo.
Delle aziende, sì.
Ma prima ancora, sono responsabile della mia identità.
Ho scelto la disciplina invece dell’approvazione.
La visione invece della sicurezza.
La coerenza invece della velocità.
E soprattutto ho scelto una cosa scomoda, ma definitiva:
non tornare più indietro per rassicurare chi era abituato a una mia versione più piccola.
Se questo mi rende meno “facile”, va bene così.
Se questo mi rende meno “normale”, meglio ancora.
Perché oggi non sto cercando di essere qualcuno.
Sto proteggendo chi sono diventato.
E questa è l’unica versione che intendo portare nel futuro.