C’è una frase che torna spesso quando si parla di successo:
“È importante avere sempre un piano B.”
È una frase rassicurante.
Ma non sempre è vera.
Per alcune persone — e per alcuni percorsi — il piano B non è una sicurezza.
È una distrazione.
Chi non ha mai avuto un piano B non è incosciente.
È qualcuno che ha deciso, molto presto, che non avrebbe lasciato spazio alla fuga.
Quando sai che non esiste alternativa, cambi atteggiamento.
Non provi “a vedere come va”.
Non lavori a metà.
Non molli al primo ostacolo spiegandoti che “tanto c’è altro”.
Ti adatti.
Resisti.
Impari più in fretta.
Il piano B spesso diventa un paracadute emotivo:
ti fa sentire al sicuro, ma abbassa la soglia della fame, della concentrazione, della responsabilità.
Chi non ha un piano B:
- studia di più
- ascolta di più
- sbaglia, ma corregge subito
- costruisce soluzioni invece di giustificazioni
Non perché sia più bravo.
Ma perché non può permettersi di non esserlo.
Questo non significa che tutti debbano buttarsi nel vuoto senza rete.
Significa che, a volte, la vera forza nasce quando smetti di chiederti
“E se non funzionasse?”
e inizi a chiederti
“Come faccio a farlo funzionare?”
Il piano A, quando è l’unico, smette di essere un tentativo.
Diventa un impegno.
Ed è lì che molte cose iniziano davvero.