Sax e beat: due mondi, una guerra vinta

Pubblicato il 18 novembre 2025 alle ore 07:00

Ci sono strumenti che parlano, e strumenti che comandano.

Il sax canta, il beat impone.

Sono due nature opposte, due universi che non dovrebbero incontrarsi…

e invece, nelle mie mani, diventano una guerra chiusa con un solo vincitore: la mia visione.

 

Il sax ha il respiro dell’anima: vibra, soffia, chiama.

Il beat è la disciplina: scandisce, ordina, colpisce.

Il primo è emozione pura, il secondo è architettura sonora.

E quando li metto insieme, non sto “mixando”: sto negoziando tra due mondi che storicamente si ignorano, e li costringo a collaborare come due generali sotto lo stesso stendardo.

 

Perché il punto è questo:

io non seguo i generi, li piego.

 

La mia musica nasce dalla strada, dal trauma, dall’osservazione, ma soprattutto dal controllo assoluto.

Ogni volta che un sax entra nei miei beat, non è per fare l’effetto carino:

è per dimostrare che posso trasformare un suono dolce in un’arma elegante.

È strategia pura: unire la nostalgia dello strumento acustico con l’arroganza digitale del beat.

 

E funziona.

Perché quando qualcosa è guidato dal mio istinto, non è più una scelta musicale: è una dichiarazione di potere.

 

E alla fine, la guerra tra i due mondi si chiude così:

non c’è un vincitore…

se non il risultato finale.

 

Il mio.

Ivan Minervini