L’odio è una valuta.
La più sporca, la più tagliente, ma anche la più preziosa se sai come trattarla.
Io non spreco nulla.
Nemmeno l’invidia, nemmeno le critiche, nemmeno il veleno che qualcuno sputa quando pensa che nessuno lo stia guardando.
Perché l’odio ha un grande difetto:
non sa stare zitto.
Esce dagli occhi, dalle mani, dai gesti.
Si manifesta nei silenzi improvvisi e nelle porte che sbattono “perché sono scivolate”.
Rivela debolezze, paure, insicurezze.
E soprattutto: rivela chi teme di più la tua crescita.
Io l’odio non lo subisco.
Io lo studio.
Lo ascolto.
E poi lo brucio come benzina ad alto octanaggio.
Quando sento qualcuno volermi piccolo,
mi ricordo che la mia vita non è un parcheggio.
È un’autostrada.
E il rumore che lascio dietro è solo il suono della distanza che cresce.
Loro vorrebbero spegnerti, ma non capiscono che:
se provi a coprire un fuoco con le mani… ti ustioni.
Io ho imparato una cosa, in questi anni:
le persone non sono arrabbiate con te.
Sono arrabbiate con l’immagine di sé
che vedono riflessa quando ti guardano.
L’odio altrui è la prova della tua importanza.
Le voci contro… sono venti a favore.
Se sei innocuo, nessuno parla di te.
Se sei irrilevante, nessuno ti guarda.
Se sei spento, nessuno prova a spegnerti.
E allora?
Che parlino pure.
Che guardino pure.
Che rodano pure.
Io trasformo tutto in potenza.
Ogni sguardo storto è un passo avanti.
Ogni sottovalutazione è un upgrade.
Ogni tentativo di fermarmi… è un motivo in più per accelerare.
Perché la verità è semplice:
Tu sei il mio ostacolo?
Allora grazie — mi alleni.