Anatomia dell’invidia: i verdi in faccia

Pubblicato il 21 ottobre 2025 alle ore 06:33

L’invidia è una malattia silenziosa.

Non si manifesta subito — si insinua.

Comincia con un sorriso falso, continua con un complimento forzato, e finisce con lo sguardo spento di chi ti osserva crescere mentre lui marcisce fermo.

 

Non la senti, la vedi.

È negli occhi che scivolano sul tuo orologio, sul tuo modo di parlare, sulla tua calma.

È in quelle frasi mascherate da ironia, nei “ma sì però…” detti con veleno e paura insieme.

 

Gli invidiosi hanno un solo problema: la tua esistenza ricorda loro tutto ciò che non saranno mai.

E tu non devi fare nulla per ferirli: basta respirare bene, camminare dritto. Io ad esempio: cammino sempre dritto anche in sedia a rotelle e continuo a vincere.

 

Io li chiamo “verdi in faccia” — non per colore, ma per condizione.

Perché l’invidia non tinge la pelle: corrode l’anima.

È un acido che consuma chi la prova, mai chi la riceve.

 

E allora sì, lascia che ti guardino.

Lascia che inventino storie, che ridano, che imitino, che rosichino.

Tu non rispondere: cresci, firma, conquista.

 

Il rimedio all’invidia non è la vendetta,

è la distanza. È salire talmente tanto in alto, da non poter essere più toccato da loro.

Perché chi si nutre del tuo nome, prima o poi muore di fame.


Chi ti odia, ti 
vuole “normale” e prevedibile come tutti gli altri, perché non sopporta la tua eccezione.

Ma io non sono nato per mischiarmi con la folla:

sono nato per farla tacere.

 

L’invidia è il loro modo di pregare chi odiano.

 

E io non li maledico — li lascio vivere abbastanza e soprattutto augurandogli ogni bene possibile, in modo che possano vedermi salire ancora.

PER RIEMPIRE IL MIO EGO.

 

⚜️ Ivan Minervini™

Ivan Minervini