Il futuro non appartiene a chi copia i trend, ma a chi li crea fondendo ciò che gli altri tengono separati.
La musica è diventata un campo di battaglia tra identità statiche, ma io non ho mai accettato di stare in un recinto.
Io fondo mondi.
Trap e metal. Jazz e elettronica. Sax e chitarra elettrica. Vibes arabe. Lingue.
Quando mescoli, non confondi: evolvi.
Gioco di voci. Testi autentici.
Ogni parola, scritta da me.
È linguaggio vissuto — non imitato.
Non è fiction. È storia vera.
Chi rimane fedele a un solo genere lo fa per paura.
Paura di perdere il pubblico, di non piacere, di essere frainteso.
Io invece voglio spiazzare, non compiacere.
Voglio creare un suono che non si possa etichettare, perché ogni etichetta è una gabbia.
La mia musica non nasce per piacere a tutti — nasce per restare nella testa di chi ha orecchie per capire.
Mescolare generi è come mescolare poteri: ogni contrasto crea una nuova forza.
Il metal mi dà rabbia, la trap mi dà ritmo, il jazz mi dà anima.
E insieme diventano identità.
Non mi interessa seguire le mode: mi interessa anticipare la prossima era.
E questa era avrà un suono ibrido, potente, elegante, velenoso.
Un suono che non chiede approvazione — la impone.