Per molto tempo ho chiamato “resilienza” quello che in realtà era sopravvivenza.
Facevo. Reagivo. Risolvevo problemi.
Sempre un passo avanti all’urgenza, mai davvero davanti alla direzione.
All’inizio sembra forza.
Poi capisci che stai solo consumando energia per restare fermo.
Essere un sopravvissuto significa questo:
- vivere di risposte rapide
- adattarsi a tutto
- spegnere le domande scomode
- rimandare le scelte vere
E per un po’ funziona.
Finché non ti accorgi che stai costruendo qualcosa che non ti rappresenta più.
Il passaggio a “stratega” non è stato un upgrade professionale.
È stato un cambio di identità.
Ho smesso di chiedermi:
“Come faccio a reggere?”
E ho iniziato a chiedermi:
“Cosa sto costruendo davvero?”
Essere stratega non significa controllare tutto.
Significa scegliere cosa NON fare.
Mettere intenzione prima dell’azione.
Visione prima della velocità.
Oggi non mi muovo più per paura di perdere.
Mi muovo per coerenza con ciò che voglio diventare.
Se ti senti stanco ma non capisci perché, forse non sei debole.
Forse stai solo cercando di vincere una partita che non hai scelto tu.
E no, non è un percorso lineare.
Ma è l’unico che, alla fine, ti fa sentire intero.